Lavori / Architettura

La Mehari di Giancarlo Siani


Cos’è la Camorra?
La camorra nel significato generale del vocabolo, designa ben altro che l’associazione, ma si applica a tutti gli abusi di forza. Far la camorra, nel linguaggio ordinario, significa prelevare un diritto arbitrario e fraudolento. Questo concetto bisogna spiegarlo ai bambini. Perché per combattere davvero la camorra bisogna partire dalla “conoscenza”. In passato di camorra non se ne parlava in famiglia, mentre qualcosa oggi è cambiato. La conoscenza della criminalità può bastare per sottrarre giovani ai Mangiafuoco della camorra, che quotidianamente arruolano burattini promettendo loro una vita di soldi, avventure, lussi, fuoriserie? Forse no. Ma certo ci si deve almeno provare, con la cultura, l’informazione, il dialogo, ma anche con le opere d’arte, con i ricordi, con i libri giusti, a strappare tanti ragazzini dei quartieri a rischio a quel destino terribile. L’istallazione d’arte, oggetto di concorso, deve quindi illustrare ai cittadini, ma soprattutto ai bambini, la vita di un giovane napoletano morto per la verità, ma che proprio grazie alla verità ci salverà. Idea Concettuale – Giancarlo è risorto! Cos’è la Resurrezione? Ciò che pare comune a tutte le religioni che prevedono la non estinzione dell’anima del defunto è il concetto di “rinascita” o di “risorgere” (da cui deriva il termine). Si presuppone la fine della vita terrena dopo la quale la persona inizia un’esperienza nuova e rinasce. L’istallazione artistica dell’autovettura vuole mostrare la Resurrezione di Giancarlo! Giancarlo non è morto! Ora è un angelo! Ma vive nella continua lotta alla criminalità, che da quel tragico 23 settembre, si manifesta in fiaccolate, associazioni, premi e giornate della memoria. Sarà lui stesso a ricordare a tutti i cittadini che transiteranno su quel frammento di città, diventato storia della città, che si può uscire dal buio della notte, e proprio alzando gli occhi verso la Mehari tutti saranno rapiti dalla breve esistenza di questo ragazzo morto per farci conoscere la verità. La Citroën Méhari è l’autovettura usata da Giancarlo Siani, l’auto nella quale quella maledetta sera venne ucciso dalla camorra. Mehari è anche il nome di un dromedario africano. La Mehari rappresenta Giancarlo. L’istallazione, quindi, fa risorgere la Mehari. Progetto dell’istallazione – L’idea è quella di rappresentare la salita in cielo di Giancarlo. L’autovettura sarà posizionata su una struttura metallica fissata al centro della rotonda, in modo da far sembrare l’auto sospesa da terra, in fase di ascesa. Sui sedili saranno montati dei sostegni d’acciaio (garantendo l’integrità della vettura) che fungeranno da fili di palloncini che volano e si trascinano la Mehari in cielo. Sotto l’auto verranno collocati blocchi di pietra lavica vesuviana di forma irregolare per simboleggiare il mondo marcio dal quale la società sta rinascendo. Dall’auto si staglieranno i grandi palloncini in vetroresina bianca, con sistema di illuminazione interno, che garantiranno l’ombra durante il giorno e l’illuminazione nelle ore notturne, nonché la protezione dagli agenti atmosferici. Il risultato sarà un’immagine onirica fatta da una simpatica auto sostenuta da grandi palloncini di bambini che si staglia da un mare ruvido e crudele di pietra scura. L’istallazione sarà legata al quartiere perché in quel pezzo di città, diventato storia, verrà realizzato uno spazio finalizzato a stimolare il senso della comunità creando un ambiente incentrato sul ricordo delle vittime della criminalità.
Data:
agosto 2012

Tipologia incarico:
Concorso installazione artistica

Team:
Pasquale Raffa

Localizzazione:
Napoli – Italia

Stato:
concept


Graphic Novel

Questa è la storia di Giancarlo, un giovane napoletano che amava scrivere. Trascorreva intere giornate in giro con la sua Mehari, una simpatica automobile di colore verde con il nome di un dromedario. Giancarlo raccontava, attraverso la sua penna, tutto ciò che vedeva in città, cose belle e cose brutte.

Giancarlo era molto bravo a scrivere, perchè amava molto il suo lavoro. Un giorno si accorse che in città c’erano delle famiglie prepotenti che volevano diventare i padroni di tutto. Queste persone cattive si riunivano insieme per creare delle squadre che si chiamavano “Camorra”. Allora Giancarlo iniziò a scrivere queste storie sui giornali per far conoscere a tutti il pericolo che correvano.

In questa città le famiglie malvagie pretendevano dagli abitanti dei soldi solo perché erano dei prepotenti e più cattivi. Chi non pagava veniva punito con bastonate o, a volte, addirittura li uccidevano. Tutti questi episodi che Giancarlo vedeva, li trascriveva sui giornali per avvertire tutti gli abitanti di stare attenti e di incoraggiarli ad andare dalla polizia per denunciare questi mascalzoni.

Indagando indagando, Giancarlo capì che non esisteva una sola famiglia malvagia in città, ma molte famiglie cattive, che a volte combattevano fra di loro per dimostrare chi era il più prepotente per poter controllare l’intera città da soli. Un giorno però, tutti i cattivi della città si riunirono e decisero che Giancarlo meritava una punizione esemplare, in modo tale che tutti gli abitanti potessero capire quanto loro fossero cattivi e nessuno più avrebbe dovuto scrivere dei loro malaffari sui giornali.

Così, una sera, mentre Giancarlo tornava a casa con la sua bella Mehari, due brutti individui si avvicinarono a lui e senza nemmeno dire una parola gli spararono e lo uccisero, per farlo tacere per sempre.

Dopo lunghe indagini della polizia furono arrestati i colpevoli che uccisero Giancarlo e tutti i componenti delle famiglie malvagie. Ogni bambino della città decise di attaccare un palloncino sulla Mehari di Giancarlo per omaggiarlo di tutto il bene che aveva fatto. I palloncini divennero talmente tanti che dopo un po’ la sua auto iniziò ad alzarsi in volo ed andare sempre più su, in alto, fino a scomparire tra le nuvole.

Giancarlo ora è in cielo, è risorto. Giancarlo ora è un angelo!

Da quel terribile giorno, ogni anno si celebra il ricordo della vita di Giancarlo e di tutti gli angeli come lui che per avvertirci del male che si avvicina a noi hanno donato la loro vita.

Fine.






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